Nel 1901, il signor Harry Seeley pubblicò un libro dal titolo Draghi dell’aria. Seeley era un palentologo e, malgrado il titolo poetico e un po’ fantasy, il libro parlava di esseri viventi realmente esistiti, gli pterosauri, quei rettili volanti preistorici a cui appartenevano lo Pterodattilo, lo Pteranodonte e il Quetzalcoatlus northropi, la cui apertura alare si allargava fino a undici metri.
Seeley sosteneva che gli pterosauri fossero imparentati con gli odierni uccelli. Non è sbagliato: risalendo molto indietro, ci si imbatte in un antenato comune. Ma gli uccelli non discendono dagli pterosauri, che tecnicamente parlando non erano nemmeno dinosauri. Come si dice in questi casi, quella tra pterosauri e uccelli è una convergenza evolutiva, ovvero quel fenomeno per cui gli ostacoli e le possibilità inscritti nell’ambiente naturale portano specie differenti a evolvere negli stessi modi e a sviluppare strumenti che funzionano in base agli stessi principi.
Gli pterosauri sparirono 65 milioni di anni fa, con l’evento KT. Insieme a loro sparì la maggior parte dei dinosauri. Gli altri, quelli che riuscirono a resistere, si sono evoluti fino ai nostri giorni: siamo ancora letteralmente circondati dai dinosauri, li alleviamo e li mangiamo, li ammiriamo, li ascoltiamo cantare, e alcuni vivono nelle nostre case. Certo è un po’ controintuitivo, dato che in molti siamo stati abituati a distinguere tra rettili, uccelli, mammiferi, anfibi, pesci e insetti, e soprattutto ci siamo fatti l’idea che i dinosauri fossero dei grossi lucertoloni squamosi. In realtà è ormai da un po’ che sappiamo che le cose stanno diversamente, e chiunque apra la voce uccelli su wikipedia può constatare che «sono una classe di dinosauri teropodi».

Sinornithosaurus, ricostruzione presso Museo Canadese della Natura, foto di Hectonichus. CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons

Sinornithosaurus, ricostruzione presso Museo Canadese della Natura, foto di Hectonichus

In particolare, gli uccelli sono tetanuri, cioè saurischi bipedi e generalmente carnivori, come il Tirannosauro e il Velociraptor. E non si sono estinti. Perché? Probabilmente perché si cibavano soprattutto di insetti e perché grazie alle dimensioni ridotte trovarono più facilmente riparo, così come i piccoli mammiferi. La cosa davvero sorprendente – spiega Andrea Cau del Dipartimento di scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’Università di Bologna – è che il processo di miniaturizzazione che ha trasformato i dinosauri in uccelli lo ha fatto riducendoli di dodici volte a una velocità evolutiva dalle due alle quattro volte superiore a quella di altri gruppi di dinosauri: nel giro di cinquanta milioni di anni si è passati dai tetanuri di 165 chili di duecento milioni di anni fa all’Archeopteryx di centocinquanta milioni di anni fa, vero e proprio anello di congiunzione tra dinosauri e uccelli, che pesava meno di un chilo.
Non è ancora chiaro se l’Archeopteryx sia stato il primo dinosauro a spiccare il volo, è abbastanza probabile che si limitasse a correre concedendosi lunghi balzi o che si arrampicasse sugli alberi per poi planare dai rami. La stessa iconografia che tenta di ricostruirne le forme lo ritrae talvolta come una creatura terribile e maestosa a metà tra la fenice e il drago, e a volte come una specie di gallina con l’aria da killer – ma l’hoatzin non fa lo stesso effetto? In ogni caso, se anche l’Archeopteryx non è stato il primo dinosauro a volare, siamo più o meno all’altezza giusta: quella in cui le penne e le piume dei dinosauri hanno iniziato a fare ciò per cui sono famose, ovvero favorire il volo, che non faceva parte del corredo di funzioni che avevano svolto fino a quel momento.

Revisiting T. Rex (2016 Edition), di Durbed. CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons

Revisiting T. Rex (2016 Edition), di Durbed

Sì, perché tra le altre cose che non sono ancora entrate del tutto nell’immaginario collettivo, c’è che i dinosauri avevano le piume. Non tutti, certo; e quelli che le avevano non ne erano completamente ricoperti; magari avevano creste, magari manti di lanugine, forse alucce, ma non c’è dubbio che i dinosauri avessero piume e penne. E, di conseguenza, non erano necessariamente a tinta unita grigia, marrone o verde come ce li siamo rappresentati per decenni: spesso erano colorati (a proposito: probabilmente la grande placca del Triceratopo cambiava colore per attirare i partner, grazie a variazioni della circolazione sanguigna).

Archaeopteryx lithographica, ricostruzione di Nobu Tamura; il colore nero è basato sugli studi di Ryan Carney. CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons

Archaeopteryx lithographica, ricostruzione di Nobu Tamura. Il colore nero è basato sugli studi di Ryan Carney

Ma cosa faceva il piumaggio prima di accompagnare gli uccelli in volo? La quantità di funzioni che un manto piumato può svolgere è davvero ampia: può evitare la dispersione del calore, non solo interno ma anche esterno – un fossile di Oviraptor è stato trovato intento a covare il proprio nido; può essere usato per attirare i partner nei rituali d’accoppiamento, o al contrario per spaventare gli avversari arruffandosi; può mimetizzarsi, ma anche procurare gli insetti che vi rimangono impigliati. Ai dinosauri che si apprestavano a diventare uccelli ancora non interessava il cielo, che intanto era solcato dagli pterosauri: era nel sottobosco che l’Archeopteryx e i suoi fratelli avevano il proprio regno. Qui, nei ripetuti scontri e attriti con la vegetazione, dove le membrane degli pterosauri non avrebbero fatto altro che strapparsi, le piume potevano aprirsi, rompersi, ricrescere. E sempre qui, un giorno, forse lasciandosi cadere dal ramo di un albero scalato grazie ai suoi artigli, l’Archeopteryx o un suo discendente stretto è planato con troppa grazia; o forse, mentre scorrazzava nel sottobosco ad ali spiegate nel tentativo di arraffare quanti più insetti fosse possibile, è decollato. Ed è iniziata un’altra preistoria.

Bibliografia
Maria Luisa Bozzi e Silvio Bruno, Dinosauri, De Vecchi 2019
Francesco Barberini e Davide Bonadonna, Che fine hanno fatto i dinosauri?, Salani 2020
Immagine di copertina: Casuarius Casuarius, foto di Dezidor. CC BY 3.0 via Wikimedia Commons

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